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1

L'interpretazione segue le linee della storiografia anglosassone, in particolare le note posizioni di Elliott sulla filosofia politica della Casa d'Austria e di R. B. Tate sulla cultura degli umanisti e segretari iberici del XV. Rispetto a Margarit nel volume con cui più compiutamente Tate rivendica l'importanza e l'originalità del pensiero del cardinale nel rinnovamento quattrocentesco, val la pena rileggere il passo della dedica a Ferdinando e Isabella dell'opera maggiore di Martarit, il Paralipomenon Hispaniae in cui è enfatizzato il motivo della caduta, e della necessità morale della riconquista, di Costantinopoli, con accenti che assumono un peculiare valore per il lettore del Tirant lo Blanc:

«Quum videamus hujus etatis nostre principes non modo ad dilatandum catholicam fidem non elaborare verumetiam vim quam continue Turcus christiani nominis hostis in christicolas infert, propulsare recusant ac negligunt alii secum paciscentes, alii tributa illi pendentes, alii omno et desidie vacantes. Ex quo factum est ut etate nostra Turcus ipse, transacto Hellesponto, Bisantium primum illisque Imperium, inde universam Greciam, Dalmatiam, Macedoniam, Epirum aliasque plures provincias, magnam insuper Europe partem a veri Dei religione cultuque averterit et occupaverit» (cf. ROBERT B. TATE, Joan Margarit i Pau cardenal i bisbe de Girona. La seva vida i les seves obres, Barcelona 1976, pp. 375 e 377). D'altronde una Spagna duale ricomposta (Citerior e Ulterior, Castiglia e Aragona), che è il centro della posizione del Magarit per Tate, è attestata qui e là nel testo di Martorell con la naturale leggerezza a-ideologica che è propria del romanzo. Ultimo dato cuoriso, ma che non carico di nessun segno particolare, è che la prima allusione al Paralipomenon il Margarit la offre nel suo Templum Domini, datato 1464 (cf. R. B. TATE, Ensayos sobre la historiografía peninsular del siglo XV, Madrid 1970, p. 151). La data del 1464, come è noto, ritorna periodicamente (cf. ancora M. DE RIQUER, Aproximació al Tirant lo Blanc, Barcelona 1990, pp. 283-284) a proposito della dedica del Tirant al Rei expectant.

 

2

Cf. E. C. RILEY, Cervantes: a Question of Genre, «Medieval and Renaissance Studies in Honor of P. E. Russel», Oxford 1981, pp. 69-85. Il riferimento a Samonà è collegato al piano di ripubblicazione delle sue opere presso Garzanti, ma cf. Carmelo Samonà, L'età di Carlo V in AA.VV., Letteratura spagnola. I secoli d'oro, Firenze 1973, pp. 7-200. Il Croce biografo «ispanista» è stato di recente riproposto da Giuseppe Gaslasso: BENEDETTO CROCE, Vite di avventure di fede e di passione, Milano 1989, e ID., Storie e leggende napoletane, Milano 1990.

 

3

La «Cronica Sarracina» di Pedro del Corral è un interessante esempio di contaminazione tra storiografia e romanzo in ambito castigliano; cf. al riguardo GIUSEPPE GRILLI, Approssimazioni alla «Cronica Sarrancina» di Pedro de Corral, «Rendiconti dell'Accademia di Archeologia lettere e Belle Arti di Napoli» XLVI, Napoli 1972, pp. 211-245. Il dato curioso del ms. della Biblioteca Escurialense X-i-12 che ingloba la critica al prologo dell'opera fu messo in risalto da R. MENÉNDEZ PIDAL, Floresta de leyendas heroicas españolas, I, Madrid 1958, p. 50. L'ed. da cui ho riportato le parole della censura del Pérez de Guzmán è quella di J. Domínguez Bordona, Madrid 19796, pp. 3-4.

 

4

Si ricordino le tappe essenziali: l'ed. del Tirant lo Blanc del 1947; i capitoli del-l'Història de la Literatura Catalana del 1964; il libro di sintesi, di cui c'è solo l'ed. italiana, Cavalleria, tra realtà e letteratura del Quattrocento del 1970, realizzato a partire da saggi in catalano e in castigliano degli anni sessanta.

 

5

In termini generali manca uno studio aggiornato d'insieme; cf. ancora J. L. ROMERO, Sobre la biografía española del siglo XV y los ideales de vida, «Cuadernos de Historia de España» 1-2 (1944), pp. 115-138.

 

6

Su questa fonte martorelliana e la bibliografia che ha suscitato cf. M. DE RIQUER, Aproximació al Tirant lo Blanc, cit., pp. 275-278 (Excursus IV).

 

7

La biografia di Martorell è essenzialmente riassunta e sistematizzata da Riquer nei suoi studi tirantiani, utilizzando i contributi parziali di eruditi, tra cui soprattutto il lavoro di A. Ivars, o di studiosi che hanno offerto dati nuovi e particolari, come il Tate. Di recente nuove indagini hanno condotto Jaume Chiner e Jesús Villalmanzo a prospettare una nuova approssimazione biografica tale da smentire o rettificare aspetti non secondari della biografia del cavaliere valenziano. Del loro studio, in corso di pubblicazione, è stata data una anticipazione nel supplemento della rivista «El Temps», fascicle 26 (1991), pp. 649-664 (la paginazione si riferisce all'ed. del Tirant come folletó del giornale nel corso dell'Any del Tirant).

 

8

Queste lettere, con il corredo dei cartelli di sfida, restano il dato biografico più singolare e significativo, come hanno giustamente affermato M. DE RIQUER - M. VARGAS LLOSA, El combate imaginario, Barcelona 19902.

 

9

La definizione del romanzo è discussa in G. GRILLI, «Tirant lo Blanc» novela de caballería. Interferencia y duplicación en el género, «Aion-Sr» XXXIII, 2 (1992), pp. 403-423; del motivo della teatralità tratto nell'intervento letto al Symposium Tirant lo Blanc (Barcelona 1990), in stampa.

 

10

Sono le storie di «Floris e de Blanxesflors, de Tisbe e de Píramus, d'Eneas e de Dido, de Tristany e d'Isolda, e de la reina Ginebra e de Lançalot», Tirant lo Blanc, ed. Riquer, Barcelona 1969, v. I, p. 374 (cap. 118). L'elenco dei celebri amanti è un topico presente anche nell'altro grande romanzo catalano del XV secolo, il Curial e Güelfa, ma è peculiare dell'opera martorelliana la trasformazione teatrale e quindi l'attualizzazione nel testo nel Cf. in particolare sul ruolo di Artú e di Morgana nel romanzo i saggi di interpretazione di LOLA BADIA, De la «Faula» al «Tirant», passant, sobretot, pel «Llibre de Fortuna e Prudencia», «Quaderns Crema: Deu Anys. Miscel·lània», Barcelona 1989, pp. 17-57, e ALBERT HAUF, Artur a Costantinoble. Entorn a un curiós episodi del «Tirant lo Blanc», «L'aiguadolç» nn. 12-13, Marina Alta, tardor 1990, pp. 13-31.